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Sui sentieri della Grande Guerra

Vi presentiamo oggi un articolo scritto da un nostro giovanissimo amico. Prendetevi 5 minuti per vedere le nostre montagne attraverso gli occhi di un bambino. L'escursione di una giornata può lasciare ricordi d'infanzia indelebili, ricchi di natura, storia e bellezza. Scoperta e stupore traspaiono dalle sue parole, una vera avventura che il nostro Simone ha condiviso con la sua famiglia e ricorderà sicuramente anche quando ormai sarà grande. La passione per la montagna non ha età, non si è mai troppo piccoli per avvicinarsi a questo mondo

Siamo partiti all’alba e siamo andati nella bassa Valsugana più esattamente in Val Campelle ed abbiamo parcheggiato la macchina a malga Cenon di Sopra. Abbiamo cominciato la nostra escursione di esplorazione su strada forestale molto ripida, che abbiamo presto abbandonato per utilizzare un vecchio sentiero non segnato che, attraverso un fitto bosco, ci ha portato al vecchio Paese di S. Bartolo. Questo agglomerato di baite e vecchi fienili si erge su di un alpeggio soleggiato. Qui incontriamo i primi segni militari della prima guerra mondiale. Infatti i militari Italiani

Cappella di S.Bartolo

schierati su questo versante del Lagorai costruirono una cappella che ancora è presente al centro dell’abitato. Lasciato questo luogo ci inoltriamo nel bosco e raggiungiamo malga Primalunetta che, anche se ristrutturata recentemente non è utilizzata dai pastori. Qui il sentiero diventa più ripido ed in poco tempo, con un zig zag continuo si raggiunge la Forcella del Dogo. Da questo punto ci si presentano 2 possibilità. Andando verso destra si può visitare il Monte Cima, baluardo Italiano e in antichità anche cava di quarzo. Girando a sinistra invece, si può raggiungere il Bivacco Argentino Vanin posizionato su uno sperone di roccia con vista sulla Valsugana ed il Tesino. Decidiamo inizialmente di visitare il Monte Cima con il suo mausoleo dedicato a tutti i caduti di questa zona del Trentino. Visitato il luogo torniamo sui nostri passi e proseguiamo in direzione Forcella Ravetta.

In poco più di 30 minuti raggiungiamo il bellissimo Bivacco Argentino dove ci fermiamo per il pranzo. Il silenzio è surreale e si sente solo il vento. La giornata è bellissima e si riescono a vedere in lontananza le montagne che ci circondano a 360 gradi.

Finito il pranzo decidiamo di proseguire e raggiungiamo in poco meno di 30 minuti Cima Ravetta. In realtà la cima è caratterizzata da un ampio spazio erboso e si notano i resti di trincee e fortificazioni scavate nella roccia. Qui il 26 maggio 1916 una battaglia che durò 24 ore fermò l’avanzata Austroungarica con una perdita di vite umane enorme. A testimonianza moltissimi reperti vengono ritrovati senza grosse fatiche.

Reperti trovati da me

Il paesaggio della zona risulta magnifico, a poca distanza si possono intravedere i laghi del gruppo di Rava. Il lago Primo, il lago di Mezzo e il lago Grande. Una magnifica visione per gli occhi in una cornice di montagne che tolgono il fiato.

Gruppo di rava

Ora, il nostro percorso ad anello non prevede più asperità, ma una lunga discesa che in un primo momento ci porterà alla Forcella Ravetta e, successivamente, con sentiero molto difficile per le pietre presenti sul tracciato, al Rifugio Caldenave in una pianura stupenda attraversata da un lento torrente con acque cristalline che si muovono serpeggianti nel pascolo erboso.

Piana del Caldenave

Dal Rifugio Caldenave, dopo una sosta ristoratrice, proseguiamo il nostro rientro verso Malga Cenon di sopra utilizzando un nuovo sentiero che taglia lateralmente in un bosco bellissimo di larici salvatosi dalla tempesta Vaia di qualche anno fa. E’ stato un giro davvero bellissimo con dei panorami unici e soprattutto con un valore storico molto importante. Il percorso è lungo circa 17 km con un dislivello totale di 1150 metri. Ovviamente risulta adatto a persone e bambini abituati alla montagna e con un buon allenamento alle spalle.

Mi è piaciuto molto fare il reporter, cosa che sarebbe molto bello approfondire anche con le altre escursioni che ho effettuato durante l’anno. Sono molti i posti nel nostro Trentino che dovrebbero essere ricordati per bellezza dei luoghi, importanza storica e posizione geografica. Io mi posso ritenere davvero fortunato perché ogni volta che è possibile i miei genitori mi portano a visitare luoghi nuovi sulle nostre splendide ed uniche montagne.

Simone Bonvecchio

Sono Simone Bonvecchio, nato a Trento il 17/06/2010 e sto imparando ad amare la natura, la montagna e, grazie a mia madre Elisa e mio padre Diego credo che mi riesca abbastanza bene. Amo il Lagorai e la sua natura incontaminata, le sue cime innevate, e la sua fauna che è bellissima. Conoscere un territorio vuol dire imparare a “viverlo” ed io pian piano sto cominciando a capirlo e conoscerlo. Amo gli animali e soprattutto il mio cane Menta che da quest’anno comincerà ad accompagnarmi in alcune uscite. Molto del mio “Mondo Lagorai” l’ho scoperto con Happy il mio primo cane che purtroppo non è più con noi. So però che su ogni cima la ritroverò nei miei pensieri e dal “ponte dell’arcobaleno” continuerà a proteggermi.
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